Dopo l’esclusione degli installatori non laureati e i carrozzieri scelti direttamente dalle assicurazioni, arriva l’ennesima “svista” del Governo Letta a danno delle Pmi. Le imprese individuali non potranno più occuparsi, com’era finora, della manutenzione degli impianti termici, le caldaie condominiali, per intenderci. E non per improvvisa mancanza di requisiti tecnici o difetto di professionalità, ma per la forma giuridica ‘sbagliata’. “Un’ulteriore ‘svista’ – denuncia il salernitano Carmine Battipaglia, Presidente nazionale di CNA Installazione e Impianti – che rischia di escludere dal mercato 45 mila operatori qualificati, alterando la concorrenza tra imprese nel settore termoidraulico, e con profili di incostituzionalità”.
“Anche ieri presso la sede della Cna di Salerno, dove ogni settimana incontro i rappresentanti del settore – aggiunge Battipaglia – ho avuto modo di raccogliere il malcontento della categoria, che non esclude nei prossimi giorni anche la possibilità di mettere in piedi una forte mobilitazione contro i tentativi continui da parte del Governo di affossare tante imprese, anziché sostenerle con iniziative idonee”.
Il problema sta tutto nella definizione di “terzo responsabile”, ovvero l’impresa abilitata (D.M. n.37/2008) a cui può essere delegato dal responsabile dell’impianto, in genere l’amministratore condominiale, il controllo e la manutenzione dell’impianto termico. Un articolo (art. 52 Decreto 22 novembre 2012) approvato nei mesi scorsi definisce e limita il terzo responsabile a una “persona giuridica”. Ci si può occupare della manutenzione di un impianto termico, insomma, se si fa parte di S.r.l, una S.p.a o una S.a.p.a, ma non di una S.n.c o di una S.a.s, per non parlare di una società semplice o di un’ impresa individuale. Una distinzione finora inesistente che colpisce circa la metà delle imprese già operanti nel settore, tanto che gli amministratori condominiali hanno già iniziato ad inviare lettere in cui chiedono agli installatori la “documentazione che attesti la qualifica per l’assunzione dell’incarico di terzo responsabile”, pena la revoca dell’incarico.
In una lettera inviata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Battipaglia, ricorda che sulla definizione di persona giuridica è già intervenuta la Corte di Cassazione specificando, in una sentenza del 2011 (Cassazione penale, sez. III, sentenza 20.04.2011 n° 15657), che “l’attività riconducibile all’impresa individuale è attività che fa capo ad una persona fisica e non ad una persona giuridica intesa quale società di persone (o di capitali), tuttavia non può negarsi che l’impresa individuale, ben può assimilarsi ad una persona giuridica nella quale viene a confondersi la persona dell’imprenditore quale soggetto fisico che esercita una determinata attività”.
Pertanto “una diversa interpretazione – secondo la Suprema Corte – avrebbe inevitabili ricadute sul piano costituzionale connesse ad una disparità di trattamento tra coloro che ricorrono a forme semplici di impresa e coloro che, per svolgere l’attività, ricorrono a strutture ben più complesse ed articolate”.
“In base a tale sentenza, dalla definizione di terzo responsabile non sono a nostro parere da considerarsi escluse le imprese individuali”, conclude il Presidente di CNA Installazione Impianti, sollecitando per questo l’intervento dell’Antitrust.
Anche Rete Imprese Italia si sta occupando del tema, con un emendamento al piano Destinazione Italia, in cui si chiede di modificare la definizione di terzo responsabile, sostituendo alle parole “la persona giuridica” la parola “l’impresa” e riammettendo così i soggetti finora abilitati, senza discriminazioni sulla base della forma giuridica.
“Le sviste del Governo ai danni delle Pmi cominciano a essere troppe – puntualizza Battipaglia -. Troppe coincidenze fanno una prova”.
Come non ricordare il caso dei famosi ‘lettera d’, i responsabili tecnici e titolari di impresa che, nonostante la loro esperienza professionale rischiavano di non potersi qualificare per installare impianti alimentati da energie rinnovabili. Il pericolo fu sventato nell’agosto scorso soltanto grazie a una forte mobilitazione di categoria, con la Cna in testa.
Ed è dei giorni scorsi la mobilitazione nazionale dei carrozzieri contro la norma che di fatto permetterebbe alle assicurazioni di decidere dove riparare il veicolo in caso di incidente.
E all’orizzonte, racconta Battipaglia, rischia di profilarsi una nuova “svista” legata al mercato, tutt’altro che secondario, della tecnologia 4G.
Secondo CNA Installazione e Impianti, infatti, le compagnie telefoniche che hanno acquistato dal Governo le frequenze (le stesse del digitale terrestre) per trasmettere con la nuova potente tecnologia dovranno installare, pena il blackout nelle trasmissioni del digitale terrestre, degli speciali filtri sulle antenne. “Nel regolamento LTE, ancora in qualche cassetto del Ministero dello Sviluppo Economico – anticipa Battipaglia – l’installazione di questi filtri viene considerata manutenzione ordinaria, escludendo così ancora una volta i soggetti abilitati (D.M. n.37/2008) a questo tipo di interventi”.
Sui tetti, insomma, potrebbe salire chiunque, e allora “risulta inevitabile chiedersi – conclude Battipaglia – a chi giovano tutte queste ‘sviste’?”.