“Gli interventi per favorire l’innovazione previsti dal Decreto Sviluppo sono ‘old innovation style’, centrati sulla grande impresa, l’università e i grandi centri di ricerca e inaccessibili alle micro e piccole imprese. L'innovazione, invece, nasce dal basso e coinvolge molteplici attori, piccoli e grandi, tra cui le Pmi e i cittadini”.
Lo sottolinea, per Rete Imprese Italia, Cesare Fumagalli il quale, oggi, ad un’audizione presso la Commissione Industria del Senato, ha sollecitato modifiche alle misure del Decreto riguardanti l’agenda digitale, i progetti di ricerca e innovazione, le start up innovative, per renderle fruibili alle aziende di piccole dimensioni.
Secondo Rete Imprese Italia “le misure del Decreto sviluppo non tengono conto della realtà produttiva italiana costituita per il 99,4% da aziende fino a 50 addetti e delle opportunità che la diffusione delle tecnologie digitali offre proprio per migliorare la competitività delle piccole imprese. Con i criteri del Decreto sviluppo sulle start up innovative, ad esempio, colossi come Apple, Microsoft e Facebook, fondate da imprenditori non laureati, non avrebbero avuto il riconoscimento di start up innovative”.
Tra le altre modifiche al Decreto Sviluppo, Rete Imprese Italia sollecita l’inclusione dei Consorzi fidi non vigilati dalla Banca d’Italia nelle misure per rafforzare la patrimonializzazione dei Confidi.
Modifiche sono state chieste anche sulla disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari, recentemente modificata dal decreto legge 1/2012 (Crescitalia).